Leggende
Lo Strascico della regina
Dorilla, questo il nome della protagonista, è stata l’ultima feudataria del castello delle Moiane, oggi un rudere ricoperto per lo più da vegetazione, nei pressi dell’ancora presente Abbazia di Spineto ed era una donna nota per il suo brutto carattere e la sua arroganza e per tale motivo era odiata da molti.
Esistono varie versioni del racconto, ma quelle più note narrano così:
Una mattina un’antica regina dei barbari, signora del castello delle Moiane e di quelle terre, dal nome Dorilla, aspettava l’abate di Spineta (o Spineto) che doveva celebrare la messa prima di partire per una battuta di caccia. Spazientita dal lungo ritardo, la regina vedeva perdersi nell’indugio il miglior tempo per trovare la selvaggina, allora decise essa stessa di vestire i paramenti sacri, per scherno e per offesa, mettendosi a dire la messa al posto dell’abate tra le risa dei cortigiani. Giunta ad alzare il calice, al momento dell’offertorio, un orribile serpente balzò fuori dal calice. La regina spaventata a quella vista prese a fuggire, trascinandosi dietro il proprio mantello, incalzata dall’infernale serpente che la spinse a gettarsi giù nella buca. Il manto trascinato della regina, toccando al suolo, rese quel pezzo di terra per sempre sterile, mentre in una tempesta di tuoni il suo castello finiva in rovina fino all’ultima pietra e la regina Dorilla spariva per sempre dentro una cavità rocciosa che da questo momento prese il nome di Buca del diavolo.
La notte di Natale la regina Dorilla stava attendendo l’abate dell’Abbazia che celebrasse la Santa Messa, ma la regina che disdegnava la religione e perseguitava i ministri del culto che non approvavano i suoi comportamenti, spazientita dal ritardo dell’abate, decise di indossare i paramenti sacri e di celebrare ella stessa la funzione. Durante il momento della consacrazione, appena prese il calice in mano ne uscì un enorme serpente dalle sembianze infernali che la avvolse tra le sue spire e la trascinò fino a valle all’interno di un profondo buco nel terreno che è ancora oggi visibile. Da allora, dove passò il serpente, non è più cresciuta vegetazione. Questo tratto di terreno che si estende dalla cima della collina fino alle sue pendici è conosciuto come “Lo Strascico della Regina”, mentre il pozzo che si trova alla fine di esso, di cui non è mai stato trovato il fondo, è detto “La Buca del Diavolo”.
La storia di Paperon de’ Paperoni
Palazzo Paperoni risalente al XVI secolo si trova al numero 61 di corso Garibaldi a Sarteano. Il palazzo apparteneva al vescovo Paparonus de Paparonis che è stato un frate domenicano, vescovo di Foligno dal 1265 al 1285 e arcivescovo di Spoleto dal 1285 al 1290. Proprio come lo zio Paperone, il vescovo Paparonus de Paparonis era ricchissimo e viveva in un sontuoso palazzo. Sembra che lo stemma della famiglia, il quale raffigura un papero che si poggia su una gamba sola e il nome del vescovo, abbiano ispirato il traduttore della Walt Disney e dato vita al celeberrimo personaggio di Paperon dei Paperoni. Si narra anche che un componente della famiglia, immigrato negli Stati uniti, abbia lavorato per la Disney e che dal suo cognome abbiano tratto ispirazione per chiamare “Donald Duck” e “Uncle Scrooge” nella versione italiana. La cosa sembra documentata e a noi piace credere sia vero.
Beato Franco
La memoria di Franco Lippi, nato presso il castello senese di Grotti il 3 dicembre 1211 da una famiglia molto religiosa, è legata a Sarteano dove avvenne la sua conversione spirituale. Nonostante gli insegnamenti dei genitori, da giovane Franco si dedicava per lo più al gioco d’azzardo e ad ogni tipo di vizio. Si narra che nel 1229, mentre si trovava a Sarteano per combattere affianco delle truppe senesi che la difendevano dagli orvietani, perse al gioco a dadi tutti i suoi averi. Rimasto senza più un soldo, egli si giocò anche gli occhi esclamando: “Anco questi mi vo’ giocare per dispetto di Chi me li fece!” e all’istante divenne cieco. Ma il buio gli illuminò miracolosamente la coscienza e Franco fece voto solenne a Dio e a San Giacomo che, se gli fosse stata restituita la vista, sarebbe andato in pellegrinaggio a Santiago. Ecco che il prodigio si compì e Franco riacquistò la vista: dapprima quel tanto che gli permise di affrontare il lungo cammino e una volta giunto a Santiago, la riacquistò del tutto. Sinceramente convertito, si recò a Roma a invocare l’assoluzione papale per i suoi peccati. Una sera del 1279 gli apparve la Vergine che lo invitò a vestire l’abito dei Carmelitani. Entrato in convento raddoppiò le sue penitenze con catene di ferro che gli cingevano i lombi, le gambe, le cosce, il collo e il petto. Così egli visse nella comunità religiosa del Carmine per poco più di dieci anni, fino a che vi morì l’11 dicembre 1291, entrando nella gloria del Signore.
Il fantasma di Palazzo Cennini
Una leggenda, fra tutte quella meno nota, narra che all’interno del Palazzo Cennini, in origine un convento di Monaci, dimori un fantasma dispettoso. Si racconta che una sera la signora che abitava nel palazzo lo incontrò per la prima volta in cucina. La donna vide infatti l’ombra di un uomo incappucciato e capì che poteva trattarsi di un frate. Da quel momento il fantasma si è manifestato più di una volta alla signora e agli abitanti del palazzo. Una volta lo vide sdraiato sul letto, un’altra lo vide riflesso nello specchio mentre si specchiava. Spesso ha dato segno della sua presenza con rumori strani, accendendo le luci o la musica; ancora oggi si dice dimori nel palazzo. Non si manifesta a tutti, ma se si presta un po’ di attenzione si possono cogliere alcuni segnali della sua presenza.