Tomba della Quadriga Infernale

La Necropoli delle Pianacce e la Tomba della Quadriga Infernale
Il borgo di Sarteano è anche archeologia. Proprio le tracce della civiltà etrusca (dal IX al I secolo a. C.) hanno segnato in modo particolare tutto il territorio di Sarteano: dai primi insediamenti vicino all’attuale necropoli di Sferracavalli, lungo la strada che conduce a Radicofani, alla zona verso Castiglioncello del Trinoro dove si trovano le numerose sepolture entro canopi nella necropoli di Solaia-Macchiapiana, successivamente alla necropoli della Palazzina che si trova lungo una delle vie Cupe, ovvero gli antichi tracciati che portavano verso Chiusi (centro politico egemone e polo urbano più florido del periodo arcaico), alla necropoli delle Pianacce, situata lungo la strada verso Cetona in un’area con uno splendido affaccio paesaggistico sulla Val di Chiana e infine la zona della necropoli di Molin Canale interessata da insediamenti nel periodo ellenistico.
Nell’ottobre 2003, durante le annuali campagne di scavo nella necropoli etrusca delle Pianacce del Museo Civico Archeologico di Sarteano e del Gruppo Archeologico Etruria, è venuta alla luce la Tomba della Quadriga Infernale, una tomba etrusca databile nella seconda metà del IV sec. a. C., con un ciclo pittorico in ottimo stato di conservazione in cui è raffigurato un demone dai capelli rossi alla guida di un carro trainato da due leoni e da due grifi. Si tratta di una delle più importanti scoperte archeologiche avvenute in Italia negli ultimi decenni. La tomba monumentale è scavata nel travertino locale, come tutte quelle del territorio di Sarteano, presenta un corridoio scoperto intagliato nel travertino di 19 metri di lunghezza con quattro nicchie. Dopo la porta un lungo corridoio che dà accesso ad una camera a pianta quadrangolare di circa 3,50 metri di lato.
La decorazione pittorica si sviluppa solo sul lato sinistro. La prima scena, che è quella più complessa, costituisce un vero unicum iconografico nell’arte etrusca e rappresenta una figura di un demone rosso che conduce il cocchio trainato da leoni e grifi diretto verso l’esterno della tomba ed è identificabile con Charun, l’equivalente di Caronte greco, l’accompagnatore delle anime dei defunti nell’Ade. Il carattere ultraterreno del carro è dimostrato dalla stessa natura degli animali che lo conducono: i leoni rimandano ad una iconografia della dea Cibele, nota in ambito greco e romano, mentre i grifoni, eccezionalmente nel nostro caso privi di ali, sono assimilabili ai “draghi alati” che trainano la biga di Persefone su due note anfore di produzione orvietana con rappresentazione del viaggio agli Inferi.
Le altre scene raffigurate sono verosimilmente tutte ambientate nell’Ade, il dipinto del banchetto con due figure maschili accompagnate da un servitore, il dipinto di un enorme serpente a tre teste munito di cresta e barba con il corpo avvolto in un’unica grande spira e di un ippocampo. Sul semi-timpano della parete di fondo infatti è raffigurato un grande ippocampo, il simbolo, come i delfini del fregio del corridoio, del mondo marino come metafora di passaggio, ovvero del tuffo fra i flutti inteso come momento di transizione tra il mondo terreno e quello ultraterreno.
Tutti i reperti archeologici e una riproduzione delle pitture della Tomba della Quadriga Infernale sono conservati ed esposti all’interno del Museo Archeologico a testimonianza di questo straordinario e intenso passato etrusco.

Se vuoi scoprire di più sulla Tomba della Quadriga infernale e sugli orari di apertura al pubblico visita: ww.sarteanoliving.it e www.museosarteano.it